La fine
dell’innocenza, la mascolinità della società moderna, l’idea della letteratura
come stile di vita, i temi preferiti di Salinger potrebbero trovarsi altrove
sotto altre forme, attraverso altri personaggi che non hanno mai potuto vedere
la luce.
“The
Catcher in The Rye”, in Italia noto come “Il Giovane Holden” il
romanzo che ha segnato un’intera generazione di
americani, riveste un’importanza che è più culturale, che prettamente artistico-letteraria.
Presente
spiritualmente perfino in alcuni famosi omicidi del secolo scorso –l’assassino
di John Lennon ebbe a dire che la spiegazione del suo gesto si trova tra le
pagine di quel romanzo- “The Catcher in the
Rye” viene studiato nelle high school statunitensi e
tuttora continua a vendere migliaia di copie ogni giorno.
D.J. Salinger,
figura schiva della letteratura contemporanea e oramai miticamente misteriosa,
oltre questo non ha pubblicato nessun altro romanzo. Solo qualche racconto.
“Pubblicato” non “scritto”. Perché dopo “The
Cather in the Rye”, mentre il pubblico di lettori aspettava l’opera
successiva, Salinger ebbe a dire: “Amo scrivere, e vi assicuro che lo faccio
regolarmente, ma lo faccio per me stesso, per il mio piacere. E voglio essere
lasciato solo a farlo.”
Ci si chiede se “Il
giovane Holden” non nasconda un seguito e se altri romanzi non si trovino tra
gli scritti di questa figura letteraria che sembra aver giganteggiato anche
nell’assenza, se non esista un qualche altro personaggio che ci racconti del
suo autore proprio come aveva fatto il giovane Holden.
La fine
dell’innocenza, la mascolinità della società moderna, l’idea della letteratura
come stile di vita, i temi preferiti di Salinger potrebbero trovarsi altrove
sotto altre forme, attraverso altri personaggi che non hanno mai potuto vedere
la luce.
Potrebbero esserci
delle creature sotterrate tra le carte di Salinger nella casa dove oramai lui
non c’è più, o potrebbero essere in qualche file,
salvati da qualche parte.
O forse invece sono
tutti già morti con lui, distrutti dal loro stesso autore, per quella sorta di
pudore di scoprirsi come se le parole potessero svestire l’anima, per quello
stesso senso di pudicizia che ha portato D. J. Salinger a voler negare di
avere, affermare di non avere nulla, nella propria reale persona, del giovane
Holden.
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