“La Vita
e le Opinioni di Tristram Shandy”, di Lawrence Sterne, è un “antiromanzo” senza
un chiaro inizio, senza sviluppo ne’ finale che rinnega la trama e racconta le opinioni e la vita interiore del
protagonista. Nessuna sequenza lineare
cronologica ma solo argomenti di discussione che attraverso digressioni e sbalzi temporali diventano narrazione.
Sterne libera il
romanzo delle sue peculiari caratteristiche e convenzioni appena sviluppate dai padri del neonato genere letterairio quali
erano stati Defoe, Richardson e
Fielding, basando il racconto su una metafiction
che sostituisce l’oggettiva verosimiglianza con la verità soggettiva. Tristram, autore implicito e narratore, riflette
esplicitamente all’interno del romanzo
sul processo creativo e sul divario tra le parole e le cose, tra l’arte e la
vita.
Tristram è uno scrittore che commenta costantemente il suo ruolo.
E’ l’autore che entra a pieno titolo nel testo, commenta il suo stato di
personaggio del libro, parla di se stesso e si riferisce al suo stile, alle sue
intenzioni o perfino al tempo che ha impiegato per scrivere una pagina.
Tristram perfino sostiene il futuro
successo della sua opera grazie alle
innovative tecniche adottate, in un
rapporto diretto col lettore, a tu per tu, che rende quest’ultimo non solo partecipe della storia,
ma parte integrante, personaggio di questa.
Ma se Tristram Shandy è Lawrence Sterne, Lawrence Sterne non
è solo Tristram Shandy. Perché Tristram, secondo un assioma vagamente decadente che lega la vita
all’arte, insiste sul fatto che il suo triplice ruolo (personaggio, autore o
narratore), esiste solo all’interno del romanzo, che la sua vita è dentro quel libro, e vivere
è scrivere.
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