sabato 11 marzo 2017

Il gusto vittoriano

Il mondo contemporaneo guarda al mondo vittoriano come ad un periodo ipocrita, filisteo, represso. Niente di sbagliato in questo. Guardando gli antichi palazzi vittoriani si possono vedere gli uomini che lì hanno vissuto. La compostezza, la severità, ma anche la volgarità di un’architettura tutta uguale, monotona, conformista non lascia ombra di dubbio su che tipi fossero i vittoriani.
Che cosa piaceva ai Vittoriani? Che tipo di arredamento, argenterie, ninnoli, carta da parati, compravano per le loro case?
Innanzi tutto c’è da dire che il periodo Vittoriano abbraccia quasi un secolo, dato che inizia nel 1830 e termina nel 1903. I gusti in questi settant’anni quindi spaziano dal gusto gotico e medievale dell’inizio del periodo che si riflette nell’architettura e nel design, a quello seguente più tipicamente “vittoriano”, cioè ingombrante, austero, triste. Poi dal 1880 alla fine dell’età si ha una certa reazione a questo stile attraverso movimenti quali l’Estetismo, l’Art Nouveau, il Giapponesismo, l’Art and Craft, il Rinascimento Celtico, l’Art Deco e lo stile Liberty che troveranno la massima esplosione negli anni ’30 e ‘40. Ecco perché se si parla di gusto Vittoriano si rischia di essere vaghi e generici.
Inoltre bisogna considerare che questo cosiddetto “gusto vittoriano” era il risultato oltre che della classe sociale anche dello status economico. Cosicché dato che i nobili non avrebbero mai abbandonato gli antichi mobili di famiglia elisabettiani o settecenteschi a meno che non fossero fortemente inclini a ciò che allora risultava di tendenza, era la borghesia ad arredare le proprie case in stile vittoriano. La classe operaia, infatti, i poveri e i disoccupati, che costituivano tra l’altro più della metà della popolazione, avevano o non avevano appena il necessario per vivere, erano dunque ben lungi dal seguire le mode.

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