sabato 11 marzo 2017

Percy Bysshe Shellley

La poesia di Percy Bysshe Shelley (1792-1822) parla a voce alta. I due più importanti aspetti del suo verso, poesia pubblica politica e poesia filosofica e privata, assumono toni profetici che riflettono le disarmonie di un’epoca tumultuosa e la personale lotta politica di un poeta che è stato profeta e maestro per la sua generazione.
Ma Shelley parla e vive i problemi sociali non solo attraverso la scrittura. E’ un poeta d’azione, uno che non si contenta delle sole parole e che attraverso la propria esistenza ha dimostrato di essere ciò che scriveva.
Pur vivendo in una nazione senza particolari problemi libertari, Shelley scelse l’esilio ritenendo che anche in assenza di leggi restrittive, i concittadini e la morale corrente riuscissero ad impedire ad uno spirito libero di potere essere se stesso, convinto come era che la libertà in una società civile non fosse mai abbastanza.
La famiglia e la classe sociale erano per Shelley le grate di una morale convenzionale che lo legavano ad un mondo dietro cui non riusciva a rimanere.
Così l’aristocratico poeta ribelle nel luglio del 1814, dopo aver abbandonato la moglie Harriet -che poco dopo si toglierà la vita- si stabilì in Italia con la giovane Mary Godwin figlia del filosofo teorico dell’anarchismo William Godwin di cui era discepolo e di Mary Wollestoncraft, filosofa antesignana del femminismo.
Shelley è il portavoce radicale del suo momento storico. Per lui la poesia deve essere la “tromba di una profezia”; il ruolo del poeta è quello di maestro. Ma il poeta-profeta Shelley non parla, come certi poeti-vati, per ispirazione divina.
“Shelley il pazzo” o “Shelley l’ateo” -come lo chiamavano all’università- rifiuta la religione così come ogni forma di istituzione che si fonda su leggi a cui bisogna soggiacere. La sua idea di Dio è quella di un Tiranno che estendendo la propria volontà sugli uomini ne limita la libertà.
Col suo agnosticismo e i suoi atteggiamenti rivoluzionari anche nei confronti delle relazioni sessuali Shelley è profeta del nuovo. Il suo entusiasmo folle e la sua natura idealista ne fanno un moderno Prometeo del tutto assimilabile a quel personaggio di Franakestein di cui la moglie Mary è autrice sicuramente ispirata da lui.
La libertà è stato l’ideale della sua vita, la sua vita stessa, nonché la sua morte avvenuta al largo di La Spezia, mentre veleggiava sulla sua barca in quel Mediterraneo che personifica uno stato di natura di cui Shelley non era mai sazio.

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