sabato 11 marzo 2017

Murder in the Cathedral

Murder in the Cathedral”, “Assassinio in cattedrale” , è il capolavoro teatrale di T. S. Eliot che descrive il ritorno di Thomas Becket, arcivescovo di Canterbury in Inghilterra in seguito all’esilio impostogli da Enrico II, a cui il futuro santo aveva negato di anteporre gli interessi dello stato a quelli della Chiesa di Roma.
Nell’Inghilterra del XII secolo quando un sacerdote, o chiunque apparteneva alla casta clericale, commetteva un crimine, non poteva essere giudicato da un tribunale ordinario ma doveva rispondere ad un tribunale ecclesiastico al quale sarebbe bastato il pronunciato pentimento del colpevole per garantirgli la non condanna.
Questo stato di cose appariva intollerabile ad Enrico II che quindi fece eleggere arcivescovo di Canterbury, carica massimamente importante nella chiesa inglese, il suo migliore amico, Thomas Becket, colui che di certo lo avrebbe favorito nella sua pretesa di non sottomissione totale alla chiesa di Roma. Ma una volta diventato arcivescovo, Thomas Becket gli voltò le spalle: non poteva tradire la sua Chiesa per la sua amicizia col re.
Il diniego gli causò l’esilio. E quando il popolo di Canterbury pretese a gran voce il ritorno del suo arcivescovo, quattro cavalieri introdottisi in cattedrale uccidono Thomas Becket a cui era stato appena concesso di rientrare dalla Francia.
La storia non ha mai svelato il vero mandate dell’ omicidio, ma ogni elemento fa pensare ovviamente ad Enrico II che successivamente si recò spesso nella cattedrale di Canterbury, divenuta subito luogo di pellegrinaggio, a far visita alle reliquie dell’amico.
In un dramma altamente poetico che nel riesumare il personaggio del coro si rifà tipologicamente alle tragedie greche, T.S. Eliot riprende i fatti a partire dall’arrivo di Becket a Canterbury.
La particolarità e la bellezza dell’opera, godibilissima in versione teatrale ma meravigliosa alla semplice lettura, sta nella soggettivizzazione del dramma da parte di Eliot che fa vivere al lettore o allo spettatore i conflitti interni dei personaggi, da Becket ai cavalieri fino alle donne di Canterbury, mettendo a nudo paure, sensi di colpa, e conflitti propri dell’animo umano.
Al di là di ogni azione esteriore che il titolo dell’opera potrebbe suggerire, “Murder in the Cathedral” non racconta di un omicidio; semplicemente racconta poco o nulla, e piuttosto suggerisce e pone all’ascoltatore problematiche che gli appartengono e che lo spingono a pensare.
Il conflitto tra bene e male, tra anima e corpo, il significato della santità, il valore del sacrificio più che questioni religiose sono qui interrogativi umani. E oltre questi temi, scavando in questo senso, affiorano anche immagini da “Terra Desolata”, perfetto specchio dell’animo moderno che, attraverso le donne di Canterbury, comunicano la paura del vuoto esistenziale, lo stesso che si ritrova negli “Hollow Men”.
Più che un dramma storico, “Murder in the Cathedra” é quindi un dramma di tutti i tempi. Il dramma dell’umanità che pensa, che soffre, che sceglie, che teme e che con la ragione cerca di giustificare se stessa sempre, perché:
“L’ultima tentazione è il più grande tradimento:
fare la cosa giusta per una ragione sbagliata” (1).
“.
(1)”The last temptation is the greatest treason: // To do the right deed for the wrong reason

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