sabato 11 marzo 2017

La Poesia secondo i Romantici

La poesia nasce dall’Immaginazione, come ogni forma di creatività, come l’arte. Di questo ne erano fortemente coscienti i poeti romantici che specularono a lungo sull’idea di poesia, su che cosa fosse, da dove provenisse. La loro era una sorta di idea fissa legata a questo sapere ontologico, dovuta alla sovrastima che avevano di se stessi e della loro missione nel mondo. L’Immaginazione era il tratto distintivo della loro superiorità.
Secondo William Blake l’Immaginazione è il mondo dell’Eternità rispetto a cui il mondo sensibile -contrariamente ad ogni credo materialista- è un mero illusorio riflesso, un nulla alla portata di tutti, laddove il mondo dell’Immaginazione è appannaggio del poeta.
Per Wordsworth l’immaginazione è il tocco di colore che il poeta aggiunge nel processo creativo all’emozione. La poesia é lo spontaneo scorrere di sentimenti potenti che però non vanno colti estemporaneamente nella loro manifesta intensità, ma vengono recuperati nella tranquillità del proprio guscio domestico quando l’emozione cede il posto ad una gioia più calma che è nello spirito della poesia.
Coleridge invece ha un’idea più complessa di Immaginazione e la suddivide in “primaria” e “secondaria”. La prima è la mente umana che nel suo esistere crea incessantemente e coesiste nella volontà cosciente. La seconda invece differisce dalla prima solo per intensità e per la sua maniera diversa di agire. Infatti il suo scopo è la creazione poetica e per questo l’Immaginazione Secondaria idealizza ed unifica i dati reali.
A queste due forme di Immaginazione Coleridge aggiunge poi la Fantasia, una sorta di memoria aldilà di spazio e tempo che mossa dai dati empirici e dalla volontà dell’individuo si lega alle leggi dell’associazione.
Percy Bysshe Shelley scrive una vera e propria “Difesa della Poesia” di cui rivendica il potere divino, come “centro e circonferenza” dell’intero sapere umano. Al contrario della scienza infatti che si limita al ragionamento, la poesia non solo scorge il presente così come esso è ma intravede attraverso le parole del poeta il futuro, l’eterno e l’infinito.
Keats infine nega e afferma la poesia come entità, in quanto questa é se stessa senza essere se stessa. La poesia cioè non ha una vera identità in quanto è tutto e niente, gode di luce ed ombra, vive nel piacere di chi legge. E il poeta è la meno poetica di tutte le creature, perché nutrendo le menti altrui e regalando se stesso, finisce col perdere il sé

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