sabato 11 marzo 2017

L'atemporalità dei "Four Quartets"


Il messaggio dei Quattro Quartetti

 

 

L’atemporalità del tempo  dei “Quattro Quartetti”

 

 

I  Quattro Quartetti”, da molti considerato il capolavoro di T.S. Eliot, sono un’opera religiosa in senso lato dove  Eliot esterna la sua visione mistica della vita ed in special modo medita sul tema del tempo e dell’eternità. Scritto dopo la conversione all’Anglo-Cattolicesimo, i “Quattro Quartetti” cercano  di dare un significato al vuoto che ci circonda, al vuoto del nostro essere e del nostro agire.

Eliot esplora l’idea del tempo, dell’eternità, della mortalità e della fede, illustrando la dicotomia tra eternità e temporalità, sforzandosi di trascendere la dimensione temporale per pervenire ad un’idea assoluta del tempo e trovare una motivazione eterna alla vita umana.

Non badare a ciò che è temporale e vivere oltre, proiettati  nell’eterno, può avvenire secondo Eliot se  ci si “disimpossessa” di sé, se ci si disfa della propria temporalità materiale e transitoria per immergersi nell’eternità dove tutto é intangibile e trascendente e dove oltre a Dio si trova anche il significato di tutto.

In una dimensione atemporale, presente e passato si ritrovano nel futuro ed il futuro non è che il germe che il  passato nutre (1).

Il mondo fisico fa da terreno a quello spirituale; il mondo spirituale dà un senso a quello fisico.

Passato, presente e futuro, materiale e trascendente, transitorio ed eterno si trovano come in una ruota, in una danza, in un’unica armonia cosmica e si trasfigurano in un unicum che, se su questa terra può apparire un Nulla, Oltre è Tutto. E così specularmente le antinomie finiscono con l’essere la stessa cosa:

In my beginning is my end […] “In my end is my beginning”

(1) Tempo presente e tempo passato/ sono forse presenti entrambi nel tempo  futuro, / e il tempo futuro è contenuto nel passato”

2)“Nel mio inizio é la mia fine” […] “Nella mia fine é il mio inizio” (trad. Corinzia Monforte)

 

Bibliografia:

T.S. Eliot, Quattro Quartetti, Garzanti, Milano, 1959

 

 

 

 

 

“Time present and time past / Are both perhaps present in time future,/ And time future contained in time past”:

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