Gli hipster appartengono a quella tendenza della
subcultura contemporanea (radicata negli anni ’40) che ostenta una marcata
indipendenza dalle mode correnti
attraverso scelte alternative, opinioni politiche tendenzialmente
liberali, stili di vita estranei alle
consuetudini borghesi e una certa spiritualità diversa che oscilla tra
l’agnosticismo e il professato ateismo.
Un hipster si riconosce da come si veste:
impeccabile nell’apparente casualità dell’abbigliamento; occhiali da nerd, pantaloni skinny,
fluo, t-shirt a effetto, sneakers finto-logore, camicia tartan,
cappelli, mini inguinali con calze vistose.
L’aspetto è sicuramente
antipatico. Gli hipster non suscitano simpatia perché vogliono essere diversi a
tutti i costi e l’anticonfomismo professato non è mai ben accetto: palesare il voler essere diversi da chi ti circonda
presuppone un certo senso di superiorità nei confronti degli altri, se non
disprezzo. Ma questo inerisce solo il
come si viene percepiti.
Voler essere diversi intimamente
nasce dal bisogno di essere accettati per come si è intimamente, a prescindere da
come gli altri ci spingono ad essere. Si cerca sempre di essere come gli altri ma solo quando si è
soli si è davvero autentici. Ecco perché
l’hipster, lo snob di oggi, è solo; proprio come il dandy di ieri.