Ho mangiato
le susine
che erano nel
freezer
e che tu
avevi probabilmente
conservato
per la colazione.
Scusami
erano deliziose
così dolci
e così fredde
(1) traduzione di Corinzia Monforte
Eppure il fatto banale, oggetto della poesia è tale solo se
rapportato al quotidiano. Questa apparente
nota sul tavolo della cucina o appesa al frigo che risponde alla poetica
della banalità, del particolare che diventa enorme é tutt’altro che ovvietà
poetica.
E’ infatti un “solo
per dire” delle umane tentazioni a cui si cede inesorabilmente, un flash del quotidiano, l’apoteosi
dell’inezia, esempio sublime d'imagismo,
e se vi guardiamo dentro è una poesia d’amore. Che parla diversamente d’amore,
anche se di un amore per nulla eccezionale, uguale a tanti altri, che è magnificato perfino dall’egoismo, suo contrario.
Come in uno di quei sonetti shakespeariani (2), dove
l’amante attraverso l’esaltazione dei difetti dell'amata canta l’autenticità e
la schiettezza del suo sentimento, così Williams chiede scusa per un peccato di
gola, non senza ricordare sensualmente il piacere provato nel commetterlo, e
tuttavia si dispiace al pensiero che il suo gesto avrà rovinato la colazione
della sua lei.
“Questo è solo per dire” è un’immagine a caso che illustra
un sentimento popolare attraverso parole che
di certo ingannano se non si procede oltre l’immediata lettura. Come
avviene per quelle cose che ogni giorno si vedono senza alcuno sguardo e che
lasciano sfuggire che proprio lì risiede la poesia, proprio dove non la si
vede, nelle cose di ogni giorno.
(2) Sonetto 130 (“Gli occhi della mia signora non sono per nulla come il sole”)
W.C.Williams, Paterson, Mondadori, 1997
W.C.Williams, Molti amori, Einaudi, 1997
W. Shakespeare, I Sonetti, Newton, 1988