domenica 11 marzo 2012

Art for art’s sake



 Il concetto dell’arte per l’arte, professato da Oscar Wilde come affermazione di opposizione ad una società vittoriana che avrebbe preferito segregare il ruolo dell’artista a quello di divulgatore  del buonismo corrente e della morale borghese, si riallaccia alle affermazione di tanti “autonomisti dell’arte” europei che la storia della letteratura etichetterà come “esteti”.

Tra questi, il francese Théofile Gautier,  ribadendo tale idea dell’arte ,  aveva scritto:

“A che cosa serve? Serva ad essere bella. In genere,   dacché una cosa diventa utile, smette di essere bella”.

“Di veramente bello c’è solo ciò che non può servire a niente; tutto ciò che è utile è brutto, perché è espressione di un bisogno, e i bisogni degli uomini sono ignobili e disgustosi”.

“L’occupazione che più si addice ad un uomo civile” è “non far nulla oppure, oppure fumare analiticamente la sua pipa o il suo sigaro”.

Una poetica gioiosa  quella di Gautiere e maliziosamente vagabonda che ci richiama a Oscar Wilde. Il padre del decadentismo inglese, famoso in vita oltre che per le sue brillanti commedie anche per  i suoi taglienti aforismi, gli  atteggiamenti stravaganti e  le sue vicende scabrose, professa il suo credo artistico in quello che viene considerato il manifesto dell’estetismo inglese,   la Prefazione a  “Il  Ritratto di Dorian Gray”:

L’artista è il creatore di cose Belle.
Rivelare l’arte e nascondere l’artista è lo scopo dell’arte.

Il critico è colui il quale traduce in un altro modo o in un materiale nuovo le sue impressioni sulle cose belle. 

La più alta così come la più bassa forma di critica è una forma  di autobiografia.

Quelli che trovano significati brutti nelle cose belle sono corrotti senza essere affascinanti. Questa è una colpa.

Quelli che trovano significati belli nelle cose belle sono le persone colte. Per queste c’è speranza.
Sono gli eletti quelli per i quali le cose belle significano soltanto bellezza.

Non esiste un libro che sia immorale o immorale. I libri sono o scritti bene o scritti male.  E basta.

L’antipatia del diciannovesimo secolo per il realismo é la rabbia di Calibano che vede il suo viso allo specchio.

L’antipatia del diciannovesimo secolo per il romanticismo  é la rabbia di Calibano che non vede il suo viso allo specchio.

La vita morale dell’ uomo forma parte della materia soggetto dell’artista, ma la moralità dell’arte consiste nel perfetto uso di un mezzo imperfetto.

Nessun artista desidera provare nulla. Perfino le cose che sono vere possono essere provate.

Nessun artista ha simpatie etiche. Una simpatia etica in un artista è  un imperdonabile manierismo di stile.

Nessun artista è mai morboso. L’artista può esprimere tutto.

Pensiero e linguaggio sono per l’artista strumenti dell’arte.

Vizio e virtù sono per l’artista materiale dell’arte.

Dal punto di vista della forma, il modello di tutte le arti è l’arte del musicista. Dal punto di vista del sentimento, la maestria dell’attore è il modello.

Tutta l’arte è ad un tempo superficie e simbolo.

Quelli che vanno sotto la superficie lo fanno a loro rischio e pericolo.

Quelli che interpretano il simbolo lo fanno a loro rischio e pericolo.

E’ lo spettatore , e non la vita, che l’arte davvero rispecchia.

La divergenza di opinione su un’opera d’arte indica che l’opera è nuova, complessa e vitale.

Quando i critici non sono d’accordo l’artista è d’accordo con se stesso.

Si può perdonare un uomo che crea una cosa utile fintanto che non l’ammiri. La sola scusante per chi crea  una cosa inutile e che la si ammiri intensamente.

Tutta l’arte è completamente inutile.