martedì 14 marzo 2017

Chaucer e Boccaccio


 

 

 

L’influenza di Boccaccio in Chaucer fa parte di quel genere di suggerimenti letterari che  si rivelano diversamente da come erano stati inizialmente percepiti. Che la cornice dei Racconti di Canterbury sia il riflesso della cornice del Decameron è elemento noto ed innegabile. La prima  però, differentemente dall’altra,  finisce con l’essere l’elemento portante del libro per una serie di motivi che vanno oltre il fatto che  si tratti di un’opera incompiuta.

Laddove infatti il Boccaccio aveva indistintamente scelto a protagonisti dei giovani di buona famiglia, tralasciandone la personalità, Chaucer invece sceglie con cura ogni personaggio traendolo da differenti classi sociali.

Quelli di Chaucer, anche se appartenenti alla tradizione, come la priora, il frate libertino, il medico venale o il parroco onesto sono personaggi ben lungi dall’essere stereotipi, anzi sembrano quasi in carne ed ossa, e il poeta li scruta con simpatia ed affetto, li analizza non focalizzando l’attenzione sulle maniere  al modo del Boccaccio, ma tentando di raccontarli dal punto vista psicologico attraversi descrizioni dettagliate.

Chaucer sembra a volte perfino innamorato dei suoi personaggi, come accade con la Priora di cui ironicamente racconta particolari che potrebbero metterla in cattiva luce soltanto al lettore più bacchettone. Così di fronte a  questa suora che si impietosisce per i suoi cagnolini e che porta scritto sul bracciale “Amor vincit Omnia”  lasciando intendere un tipo di amore tutt’altro che sacro, il lettore moderno sorride di simpatia e la sente vicino a sé e ai suoi tempi.

Oltre la boccaccesca idea della raccolta di storie,  molto di più di un affresco del Medio Evo, i Racconti di Canterbury sono una galleria di esseri umani da annoverare a tutti i tempi.

 

 

 

Riferimenti bibliografici:

G. Chaucer, The Canterbury Tales tradotto (in inglese moderno) da B. Raffel, New York,  2008.

G. Boccaccio, Decameron, Milano, 2008

P. Boitani, Chaucer and the Italian Trecento, Cambridge, 1983

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